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Ambrogio Preda

di Giuseppe Martinola

Il pittore Ambrogio Preda (1836-1906) era fin qui si può dire uno sconosciuto. Se ne sapeva sì il nome ma in maniera vaga e imprecisa, i suoi quadri dispersi in cento case non avevano mai sollecitato un riconoscimento critico, tutto sommato il pittore era avvolto nel silenzio appena rotto da una voce fioca. La monografia lo restituisce all’interesse del pubblico situandolo, come conveniva, nella grande famiglia dei pittori ticinesi a cavallo fra il secolo scorso e il nostro.

Nativo di Milano, il Preda, come altri lombardi, si accasò presto nel Ticino, a Davesco, da dove non si mosse più: e come nessun altro fu il pittore del paesaggio luganese, sul quale ritornò ripetutamente ritraendo la città dai punti estremi di Cassarate e di Paradiso, ritraendo le ampie vedute del golfo dipinto si può dire dall’uscio di case e poi i villaggi lacuali facendo il periplo del bacino; e coi paesaggi, anche verbanesi, attese ai ritratti a agli interni che però lo attrassero meno. Di un’attività senza respiro, la monografia ha potuto erigere un catalogo di 154 opere: ma il numero, ovviamente, non è definito. Altri quadri suoi usciranno pensabilmente ora allo scoperto.

Pittore di getto, il naturalismo del Preda è subito comunicativo: per la freschezza della pennellata, l’amabilità del soggetto, il colore sugoso. Accanto al paesista, ha il suo spazio anche il pittore delle scene rustiche, con gli armenti al pascolo, tema che appassionò ripetutamente, tramandandoci fedelmente un’immagine locale che il succedersi dei tempi ha largamente cancellato e che perciò assume anche un valore documentario diretto e parlante.

CHF 50

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